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DiLaura Bruno

La pittrice Bruno la più premiata

di Aniello Palumbo

ringrazio Aniello Palumbo per l’articolo.

DiLaura Bruno

Le visioni metamorfiche della Bruno, pittrice inquieta

DiLaura Bruno

Recensione di Vittorio SGARBI nel libro “Porto Franco”

sgarbi 005 (2)Ho provato un’istintiva curiosità per
un’opera di Laura Bruno, pittrice irpina
ben presto trasferitasi a Salerno, laurea
in lettere con indirizzo artistico, formazione
tecnica presso la libera scuola del nudo
dell’accademia di Napoli, ma anche, e
in maniera non meno rilevante nel delinearne
la multiforme personalità, insegnante
di sostegno, pioniera locale delle
arti marziali, compositrice musicale, collezionista
di bambole moderne, diligente
madre di famiglia.
La curiosità non deriva solo, dalla particolare
configurazione dell’opera, incentrata
sull’adattamento al femminile di
un celebre archetipo leonardesco, l’uomo
Vitruviano, secondo una soluzione graficamente
efficace, ma anche dall’avere
improntato, in modo originale, questa
Donna Vitruviana su un modello estetico,
quello elaborato da Sandro Botticelli,
che è piuttosto corretto contrapporrevittorio (9)
filologicamente alla centralità maschile
di Leonardo, come se ciascuno dei due
maestri, nella Firenze di fine Quattrocento,
avesse guardato a un oggetto di contemplazione
in qualche modo antitetico,
forse non solo in senso artistico.
Della Donna Vitruviana voglio però capire
altro, perché è chiaro che il suo titolo –
Arte in crisi economica – sottenda l’intenzione
di esprimere sotto forma di
espediente estetico un concetto, un
pensiero specifico.
a fare da cornice alla donzella botticelliana,
che nell’assumere le diverse pose
fa coincidere la perfezione del cerchio e
del quadrato, un insieme di banconote
del vecchio conio, chissà se nostalgico,
con i vari Verdi, Michelangelo, Galileo,
Manzoni, raffaello in bella mostra, saldate
fra di esse da isole di oro e minio. è una
metafora dell’arte in fase di crisi economica,
col denaro che finisce per prevalere
sulla pIMG_1730ura coltivazione della bellezza?
Può essere, anche se va detto che la
prevalenza del valore pecuniario nell’arte
della nostra epoca, ovvero del mercato,
per usare il termine più appropriato, non
diventa certo maggiore in periodi di crisi
economica.
a meno che non si voglia alludere al
fatto che mai come nelle crisi economiche
l’arte di mercato, di grande mercato,
diventa oggetto di speculazioni e investimenti
finanziari che nulla avrebbero a
che fare con le sue funzioni primarie.
Oppure il messaggio che si voleva trasmettere
era un altro, volendosi dire,
per esempio, che l’arte incentrata sulla
ricerca del bello, qui sotto specie di
Donna Vitruviana, è in grado di recuperare
il suo ruolo storico a scapito del dio denaro
proprio nei momenti di maggiore
crisi economica?
Confesso di non essere in grado di
emettere risposte definitive, e non so
fino a che punto ciò possa derivare dal
meccanismo combinato fra elemento
visuale e letterario (ossia dal rapporto
immagine-titolo) un po’ come fosse un
caso isolato. Più emblematiche e significative,
nei limiti delle mie conoscenze
sulla Bruno, mi sembrano quelle Visioni
modificate che si affidano a una sorta di
compenetrazione metamorfica fra uomo
e animale, come nel caso della donnagatto
in Incantesimo, di sapore surrealista,
variazione su un tema di cui ricordo
uno splendido autoritratto fotografico
della triestina Wanda Wulz, anno 1932,
forse conosciuto anche dalla Bruno, e
nel ritratto virile, in carattere stilistico totalmente
diverso, quasi iperrealistico, in
cui appare un rettile squamoso che presumo
sia un’iguana, l’opera artisticamente
più matura ed evoluta fra quelle
a me note dell’artista, non solo per via
dell’effetto suscitato dalla perfetta coincidenza
fra l’occhio della bestia e quello
dell’uomo, foriero di interpretazioni non
sempre coincidenti (dalla sostanziale
appartenenza, anche metastorica, a
un’unica natura, nel segno dell’evoluzionismo
darwiniano, alla prospettiva
che il progresso scientifico, nello specifico
della genetica biologica, possa dar luogo
a nuove specie animali, ibride, con conseguenti
riflessioni d’ordine etico), ma
anche in ragione della solidità del disegno
e delle esibite capacità di calibratura
compositiva, come avviene nel richiamo
reciproco fra la criniera dell’iguana e le
ombreggiature ad ansa nella spalla dell’uomo.
è questa la strada espressiva che più
rappresenta l’arte della Bruno e verso
la quale consiglio di proseguire.
Vittorio Sgarbi Leggi tutto